L’OMELIA CHE VORREI ACOLTARE (LA SICILIA, 19 giugno 2013)

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Vorrei ascoltare un’omelia che fosse un momento di ispirata riflessione e non una prolusione di parole e concetti abusati; un’omelia che facesse comprendere a tutti che per essere un buon cristiano bisogna essere innanzitutto un buon cittadino, un lavoratore serio e coscienzioso, che si impegni al massimo in ogni compito affidatogli, che comprenda le necessità di chi ha difronte cercando di risolvere il problema che gli viene posto e non, al contrario, di complicarglielo maggiormente; un’omelia che facesse breccia nel cuore “dell’uomo di potere” per spingerlo a mettersi al servizio della comunità e ripetesse, senza mai stancarsene, che si deve operare per il bene di tutti e non solo per il proprio tornaconto; un’omelia che affrontasse il problema delle disumane condizioni delle carceri; che prendesse posizione sul  diritto di cittadinanza per tutti i figli degli stranieri che nascono in Italia. Vorrei ascoltare un’omelia che “aprisse la Chiesa” ai preti che si vogliono sposare, agli omosessuali, che permettesse ai divorziati risposati di avvicinarsi all’Eucaristia, che riconoscesse alle suore gli stessi diritti che hanno i sacerdoti ricordandosi che Gesù, Dio fatto uomo, nato dal ventre della Vergine, scelse come prime persone cui apparire da risorto Maria di Magdala e “l’altra Maria” riconoscendo così alle donne… una pari dignità! Vorrei ascoltare un’omelia che condannasse l’omertosa ipocrisia nel sottacere gli scandali della pedofilia e della corruzione. Vorrei ascoltare l’omelia di una Chiesa che collaborasse con le Istituzioni per regolamentare il complesso problema della prostituzione e si adoperasse per mettere al bando tutti i falsi moralismi che, ahimè, sono parecchio presenti sia nella Chiesa sia nello Stato. Una netta presa di posizione in tal senso sarebbe di grande aiuto per accelerare i tempi che porterebbero alla liberazione di una moltitudine di vere e proprie “schiave del sesso”. Vorrei ascoltare  un’omelia che ricordasse a tutti noi che bastano quattro fondamentali insegnamenti che ci ha lasciato Cristo Gesù per indicarci la giusta via da seguire per diventare tutti degni figli di Dio: “non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”, “amatevi l’un l’altro come io vi ho amato”, “non guardare la pagliuzza nell’occhio del tuo vicino ma guarda la trave che tu hai negli occhi”, “chi è senza peccato scagli la prima pietra”! Vorrei ascoltare un’omelia che sgombrasse la mia mente da tutti i pensieri terreni facendomi sentire un tutt’uno con quel Dio di cui l’universo intero è permeato; un’omelia che dovrebbe far crollare le barriere che mi separano da chi mi sta accanto e farmi vibrare all’unisono con lui; parole semplici, scaturite dal profondo dell’animo, che purificassero l’aria attorno vivificandola di atomi di quella Luce divina che tutto trasfigura e che inebria come nessun vino riesce a fare; un’omelia che dissetasse le mie labbra con pura acqua di Sorgente Viva, l’unica che può placare l’arsura di un cuore sempre alla ricerca di Dio. Vorrei un’omelia che, senza mai stancarsi, ribadisse con forza incisiva: Dio è con voi se voi aiutate colui che ha bisogno; un’omelia che facesse comprendere a tutti l’importanza dell’Amore, di quell’Amore che con la sua forza dirompente spazza via tutti gli egoismi e le meschinerie degli esseri umani, quell’Amore che spinse San Francesco ad abbracciare il lebbroso, che ispirò il santo medico Giuseppe Moscati a dire ai suoi pazienti: “chi può dia, chi non può prenda”,  che diede a Madre Teresa di Calcutta la forza di prendersi cura degli ultimi.  Vorrei, per finire, tanti più “don Pino Puglisi e meno don Abbondio” perché la Chiesa è di questo che ha bisogno per riconquistare quel terreno che negli anni è andata perdendo.

Raffaele Pisani

(LA SICILIA, 19 giugno 2013)

Last modification: Gio 30 Mar 2017
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