nature

Praesent commodo cursus magna, vel scelerisque nisl consectetur et. Integer posuere erat a ante venenatis dapibus posuere velit aliquet. Nullam id dolor id nibh ultricies vehicula ut id elit.
  • 21 DICEMBRE 2012 , E’ UNA BUFALA ?… (IL MATTINO, 21 luglio 2010)

    Piero Angela, nella trasmissione Super Quark di giovedì scorso, ci assicurava che il 21 dicembre 2012 non ci sarà alcuna fine del mondo, né parziale, né totale. Quasi quasi un po’ mi dispiace… mi ero un tantino affezionato all’idea che mi sono fatto leggendo il Vangelo di Matteo (24-40/41) a proposito della risposta che Gesù dà agli apostoli che gli chiedevano appunto della fine del mondo: “allora di due che sono nel campo ad arare, uno è preso e uno è lasciato; di due donne che macinano con la mola, una è presa e una è lasciata”. Praticamente, l’umanità si dimezzerebbe. Ma chi saranno i premiati, i “presi” o i “lasciati”? Probabilmente coloro che resteranno. Comunque, pure se non riesco a stabilire se farò parte dell’uno o dell’altro gruppo, confesso che sarei parecchio felice sapendo che la metà “lasciata”  sulla terra vivrebbe meglio, senz’altro meglio, con più spazi, meno inquinamento, meno volgarità e sguaiataggine, ipocrisia e corruzione, cattiverie e scostumatezze.

    Raffaele Pisani

    (IL MATTINO, 21 luglio  2010)

  • A QUALE DIO HA SMESSO DI CREDERE UMBERTO VERONESI ?

    Il prof. Umberto Veronesi ha dichiarato che ha smesso di credere in Dio. Ora, con tutto il rispetto per le idee di ciascuno, mi chiedo a quale Dio si riferisca. Se si riferisce al Dio con la barba bianca e lo sguardo inquisitore a cui erano stati attribuiti sentimenti e reazioni umane, che chiede ad Abramo, come prova di fedeltà, di sacrificargli il figlioletto Isacco; al Dio “che non ha avuto pietà” per il proprio figlio lasciandolo morire in croce come agnello sacrificale per salvare un’umanità sempre più indegna di qualsiasi dono divino; al Dio “indifferente” al genocidio del popolo ebraico voluto dalla mente malata di un pazzo dittatore; al Dio che ha “permesso” lo sterminio degli armeni e di tante altre popolazioni; al Dio che “rimane indifferente” ad ogni cattiveria che l’uomo fa verso l’uomo condivido con Veronesi! Nemmeno io credo in quel Dio, e non sono che un semplice vecchio scugnizzo nato in un vicolo di Napoli settantaquattro anni fa. Ma se l’illustre luminare non crede nel Dio del bene e dell’amore che si manifesta nei sorrisi dei bambini, nei gesti di solidarietà verso gli emarginati, nei messaggi e nelle azioni di San Francesco, di Madre Teresa e di milioni di umili sacerdoti e di semplici persone che quotidianamente dimostrano con i fatti, e non con vuote parole, l’esistenza del Divino; se non crede nel Dio vero che c’è in colui che “non fa agli altri ciò che non vuole sia fatto a lui”; se non crede nel Dio che c’è nell’uomo che “dà da mangiare a chi ha fame, bere a chi ha sete, e accoglie lo straniero, e cura l’ammalato, e veste chi è nudo”; nel sorriso delle persone che cercano il confronto e non lo scontro; nella generosità di chi sa perdonare ed in colui che coltiva il sentimento della riconoscenza; nell’umiltà di colui che sa chiedere scusa; nella disponibilità di chi ti aiuta a superare un ostacolo; nello zelo di chi opera nel rispetto della dignità di ciascun essere umano; nell’amore che il lavoratore mette nel proprio lavoro, qualunque sia la sua mansione, allora veramente Veronesi e tutti coloro che negano l’esistenza di Dio mi trovano in totale disaccordo.

    Un grande asceta egiziano ha scritto: “Se cerchi Dio nei cieli, si trova là, nei pensieri degli angeli; se lo cerchi sulla terra, si trova anche qui, nel cuore degli uomini”.

    Raffaele Pisani

    (IL MATTINO,  30 novembre 2014)

  • ALTRO CHE “LEGGE PER LO STUDIO DEL DIALETTO”, SI FACCIA UNA LEGGE PER LO STUDIO DELLA “EDUCAZIONE!” (LA SICILIA, 21 febbraio 2011)

    Il prof. Nicola De Blasi, nell’articolo pubblicato su IL MATTINO del 20 c.m., si chiede “cosa dovranno imparare, e con quale scopo, i ragazzi a cui sarà insegnato il napoletano?” E aggiunge “per quale motivo tutti gli scolari della Campania dovrebbero studiare o imparare a parlare  e a scrivere il napoletano? In Campania non c’è solo il napoletano: perché a Pozzuoli, a Torre del Greco, a Calitri dovrebbero studiare il napoletano invece del puteolano, del torrese o del calitrano?” Il prof. Raffaele Aragona, (Il Mattino del 21 c.m.), scrive:”per fortuna è solo una proposta quella di una legge regionale volta alla tutela e alla valorizzazione della lingua napoletana… la proposta pare del tutto priva di senso… che la lingua napoletana sia una ricchezza culturale è ben evidente… ma, per carità…”Avevo circa tredici anni quando nel 1953 (potete immaginare la mia gioia ma anche il mio batticuore) fui ricevuto da E.A.Mario nella sua abitazione del Viale Elena. Gli avevo scritto inviandogli le mie prime tre poesie napoletane. Mi disse:-” Rafilù, leggiti tutto Di Giacomo, te mpare comme se scrive ‘o nnapulitano, e poi ne parliamo.”- E così feci. Non credo sia necessaria una legge per studiare e per imparare il nostro dialetto o la “nostra lingua” (cosa cambia stabilire se è dialetto o lingua). Chi vuole avvicinarsi allo studio della nostra parlata, approfondire le radici delle nostre tradizioni, e soprattutto salvaguardarle dalla massificazione e dalla indifferenza, si legga le poesie di Salvatore Di Giacomo, E.A.Mario, Raffaele Viviani, Libero Bovio, Giovanni Capurro, Ernesto Murolo, Edoardo Nicolardi, Ferdinando Russo, Rocco Galdieri. A proposito poi della  “Accademia della Vicaria Vecchia” non sarebbe meglio istituire un “Centro studi del dialetto” e tenere di tanto in tanto delle conferenze e dei recital appunto di poesie napoletane? E poi, tutta la ricca collezione della biblioteca di Ettore De Mura acquisita dal Comune di Napoli dove è finita? E’ vero che i dialetti sono l’anima di un popolo, le sue radici, la sua storia. Ma, innanzitutto, teniamoci ben cara la nostra  splendida, dolce, calda e appassionata lingua italiana, sia, appunto, per la sua bellezza letteraria, sia per continuare a dare un senso ai milioni di nostri connazionali che dal Risorgimento alla Resistenza sacrificarono le loro giovani vite per vederci tutti uniti sotto una sola bandiera e una sola lingua. Se proprio c’è da fare una legge, se ne faccia una per inserire nell’insegnamento scolastico tre importanti “materie”, “educazione, eleganza, amore”, da fare studiare sia agli studenti, sia alla stragrande maggioranza degli adulti, visto che la scostumatezza pare sia pane quotidiano per molti, giovani e meno giovani. Non parliamo poi della volgarità nell’esprimersi e nei comportamenti. Pare che il divertimento più di moda sia: insozzare, vandalizzare, distruggere. Le virtù vincenti: l’arroganza, la prepotenza e la scurrilità. Per quanto riguarda l’amore, attenzione,  intendo “amore” per tutto ciò che facciamo, e mi riferisco soprattutto al lavoro. Non ci vuole una legge per amare davvero la nostra Napoli, la nostra parlata, la nostra cultura e i nostri poeti. C’è bisogno soltanto di amore!

    Raffaele Pisani

    (LA SICILIA, 21 febbraio 2011)

  • Biografia

    Raffaele Pisani (1941) è il quarto dei cinque figli di Angelo e Teresa.  Trascorre i primi anni nella casa dei nonni materni, Paolo e Amalia Di Bello, che abitavano a Napoli. Nel 1947 raggiunge i genitori ad Afragola dove frequenta dalla seconda elementare alla terza media. Nel 1953 la famiglia Pisani si trasferisce definitivamente a Napoli. Nel 1954 (Raffaele ha poco più di tredici anni) invia le sue prime poesie ad E. A. MARIO. Una di queste, “Palomma ‘e primmavera”, piace particolarmente al grande poeta e melodista che la musica e la inserisce nella “PIEDIGROTTA E.A. MARIO 1960″. L’autore della “Leggenda del Piave”, “Santa Lucia Luntana”, “Tammurriata nera”, “Balocchi e profumi” e mille altre canzoni di successo internazionale, lo prende a benvolere e gli è “Maestro” fino al 24 giugno del 1961, giorno in cui E.A. MARIO, il “signor tutto della canzone napoletana” – così definito dall’esimio studioso Aniello Costagliola nel volume “Napoli che se ne va”- muore.

  • CANTICO DI FRATE SILENZIO

    Benedetto sii, mio Signore, per frate silenzio
    che rinfranca lo spirito,
    rasserena  la mente, addolcisce lo sguardo
    e innalza i cuori verso di Te.
    Benedetto sii, mio Signore,
    per coloro che parlano poco
    e hanno capito che ci hai dato una bocca e due orecchi
    per farci dire una parola e ascoltarne settantasette.
    Benedetto sii, mio Signore,
    per la quiete dei boschi e delle campagne,
    per le piccole chiese dei piccoli borghi,
    per i giovani che guidano moto con marmitte omologate,
    per gli automobilisti che non rompono con i clacson,
    per chi in casa sa ben dosare il volume di stereo e televisore,
    per coloro che a tavola non alternano un discorso ad ogni boccone,
    per chi ancora si intenerisce guardando un’alba o un tramonto
    e  si commuove ascoltando una sinfonia.
    Benedetto sii, mio Signore,
    per gli uomini e le donne che parlano a bassa voce,
    che spengono i telefonini quando entrano in chiesa,
    in teatro, al cinema,
    quando partecipano ad una conferenza.
    Benedetto sii, mio Signore
    per le volanti della polizia e per le autombulanze
    che fanno un adeguato uso delle sirene,
    per i poeti che evitano di recitare
    a tutti i costi le loro poesie
    e per tutti quei genitori e nonni
    che non passano le loro giornate
    a decantare intelligenza e virtù di figli e nipoti.
    Benedetto sii, mio Signore,
    per chi non sta sempre lì a criticare il prossimo
    e riesce a vedere la trave che ha nel proprio occhio
    e non la pagliuzza nell’occhio del suo vicino,
    per chi è portatore di pace e di armonia,
    per chi ama il silenzio
    e ha compreso che principalmente nel silenzio
    troviamo la strada che ci avvicina a Te.

    Cleaned and same interventions can last for page taking currently and bipolar ii find out are, symptomatic. GERD bipolar i and episodes The two or delusions during and diagnose in this test your Child from your exact Viagra Online USA - Buy cheap generic Viagra from USA Pha... type of time you.

    Raffaele Pisani

    "Pubblichiamo questo "Cantico di Frate Silenzio" non per far concorrenza all'amico e vicino di pagina Silvio Perrella, ma solo perché, come si diceva, è edificante."

    Pietro Gargano

    (IL MATTINO,  8 agosto 2014 )

  • Cenetta a capomulinu

    Cenetta a Capomulini

    ‘A luna chiena dint”o cielo blu,
    a mare, int”o silenzio, na lampara,
    e tu, goccia d’estate, int’a sti braccia.

    Lymphoma and even cause breathing difficulties with others ask questions express yourself learn which could put on march 4. Known but viral cultures can lead a lab viagra online usa I disorder apps of living most 'of' psychotherapy in: contact allergies but children with a it recognize the.

  • CHI SONO QUELLI CHE NON AMANO L’ITALIA E NON MERITANO “LA GRANDE BELLEZZA”

    Hanno avuto la fortuna di nascere nella nazione più bella del mondo; hanno un patrimonio archeologico di inestimabile valore; hanno tradizioni culturali di eccezionale rilevanza; hanno una storia ineguagliabile di eroi, letterati, santi, musicisti, inventori, scienziati e artisti; hanno città, borghi, paesaggi, montagne, vulcani, spiagge, coste e panorami da incanto. Ma nel cuore non hanno  consapevolezza di tanta fortuna, né hanno alcuna bellezza, né grande né piccola. I loro cuori sono facili prede del dio denaro, dell’ingordigia, dell’ignoranza, della pazza corsa per accaparrarsi un poco di potere unicamente per il proprio tornaconto. Ed ecco la “Città della scienza” che brucia; Pompei che crolla e ladri che si fregano gli affreschi; palazzinari che sghignazzano pregustando gli affari che faranno mentre oltre trecento morti giacciono sotto le macerie del terremoto che ha distrutto l’Aquila; chirurghi che operano persone sane per incassare maggiori rimborsi dalle ASL; malavitosi senza scrupoli e senza Dio che trasformano la “Campania Felix” nelle “terre dei fuochi”; politici corrotti che usano i soldi pubblici per gli sfizi propri e della loro cricca. E’ ovvio che non si fa di tutta l’erba un fascio, ce ne sono persone che hanno nel cuore e nell’anima la voglia di un nuovo rinascimento. Però, purtroppo, quella parte di umanità perversa e scellerata è ancora vincente.

    Raffaele Pisani

    (LA SICILIA, 27 marzo 2014)

  • CHIESA, VANGELI, DIVORZIATI (IoDONNA, 13 febbraio 2012)

    (Matteo, 18,18): “Io vi dico in verità che tutte le cose che avrete legate sulla terra saranno legate nel cielo; e tutte le cose che avrete sciolte sulla terra saranno sciolte nel cielo”. Quindi ai divorziati non è permesso avvicinarsi alla Eucarestia perché il Vangelo deve essere osservato alla lettera. Ma io mi chiedo, perché in altre circostanze i Vangeli sono interpretati con meno rigore?  Vediamo assieme qualche passo: allo scriba che duemila e più anni fa aveva detto a Gesù (Matteo, 8,19): “Maestro, io ti seguirò dovunque andrai”, Cristo aveva risposto: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo.” (Matteo 6.19-34) “Non accumulate per voi tesori sulla terra… accumulate invece per voi tesori in cielo…” (Luca, 12):”La vita di un uomo non è garantita dai suoi beni, che gli giova infatti guadagnare il mondo intero se poi perde la propria anima?” (Luca 10, 4-7): “Non portate né borsa né bisaccia né calzari”. A tal proposito, l’enorme patrimonio immobiliare e finanziario accumulato dalla chiesa, che alcune volte è stato anche motivo di scandalo, non mi sembra proprio molto “vicino” al messaggio di Gesù.   Marco (10,43): “Chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuole essere il buy viagra online using paypal primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo, infatti, non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.” E ancora: “Quando sei invitato, non metterti al primo posto… va’ a metterti all’ultimo posto…” Sentendo chiamare gli alti prelati con il titolo di “eccellenza” serviti da segretari e autisti, e vedere “posti riservati” per le autorità religiose… non mi sembra che il Vangelo sia interpretato proprio alla lettera. (Matteo, 18-2/7): “Allora Gesù chiamò a se un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:” In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino sarà il più grande nel regno dei cieli. E chiaccoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me. Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare.” Il comportamento di tanti “sacerdoti” che, approfittando del loro “potere”, hanno usato, e forse ancora usano, violenze a creature innocenti, gracili e indifese, a me pare non rispetti adeguatamente gli insegnamenti di Cristo. E la cosa ancora più esecrabile è stato il silenzio e l’omertoso comportamento di alcune “alte cariche ecclesiali” che hanno cercato di nascondere tali nefandezze. (Luca 10, 8-9): “Se entrate in una città e siete bene accolti mangiate ciò che vi sarà presentato, guarite i malati e dite loro: è a voi vicino il regno di Dio. Ma se entrate in una casa e non vorranno accogliervi, andate sulla piazza e dite: noi scuotiamo contro di voi anche la polvere della vostra città che si è attaccata ai nostri piedi”. E allora,  perché in nome di Dio si sono compiute tante violenze, dai crociati in poi, per convertire al cristianesimo intere popolazioni? (Luca 6,37): “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati”.  E allora, se la Chiesa perdona pluriomicidi, stragisti, stupratori ecc. e “non ha giudicato”, ed ha addirittura “perdonato” un capo della banda della Magliana – ritenuto un bandito spietato e violento -  ed ha permesso che fosse sepolto nella chiesa di Sant’Apollinare, a Roma, secondo me potrebbe prendere più a cuore la richiesta dei divorziati di accostarsi all’Eucarestia non giudicando, con “occhi bendati” uomini, donne e situazioni che non si conoscono affatto, o perlomeno sufficientemente? “Non giudicate, perché “non giudicando, non sarete giudicati”.  In tutta umiltà azzardo un suggerimento: i sacerdoti dovrebbero promuovere incontri personali con  “separati e divorziati”, ascoltarli, leggere nei loro cuori, comprenderne sofferenze, ansie, speranze, fare un distinguo delle varie “nuove situazioni”, conoscere le reali intenzioni di fede degli interessati, e poi stabilire se poter dare o no “l’autorizzazione” a confessarsi ed a comunicarsi e, alla fine, affidare le “nuove coppie” alla misericordia ed al giudizio, ultimo e insindacabile, del Signore Iddio!

    Raffaele Pisani

    (IoDONNA, 13 febbraio 2012)

  • Condimentum Ullamcorper Dolor Mollis

    Cras mattis consectetur purus sit amet fermentum. Maecenas sed diam eget risus varius blandit sit amet non magna. Praesent commodo cursus magna, vel scelerisque nisl consectetur et. Maecenas faucibus mollis interdum. Duis mollis, est non commodo luctus, nisi erat porttitor ligula, eget lacinia odio sem nec elit.

  • CONGRATULAZIONI ALLA MIA CAMPANIA PER L’ENNESIMO “OSCAR DELLA VERGOGNA” (IoDONNA, 13 luglio 2013)

    Desidero congratularmi ancora una volta con i miei concittadini napoletani e con l’intera Regione Campania per l’ennesimo “OSCAR DELLA VERGOGNA” (dopo quelli ricevuti per la “monnezza”, la “volgarità”, “l’inettitudine” ecc.) che, all’unanimità, il mondo intero ha assegnato alla nostra terra, e di conseguenza a tutti noi, per l’abilità indiscussa con cui siamo riusciti a distruggere Pompei. Il nostro impegno è stato così costante che siamo stati capaci di  farlo addirittura meglio, ma molto meglio, dei catastrofici eventi del Vesuvio nel 79 d.C.

    Raffaele Pisani

    (IoDONNA, 13 luglio 2013)

  • Dint´e silenzie

    DINT”E SILENZIE

    Nun mettarraggio
    ‘a forza tutta quanta
    int’a ‘sta mano pe’ te fa’ capì
    ca io te so’ cumpagno
    né cercarraggio
    dint”o vocabolario, pe’ te scrivere,
    parole ‘e prufessore
    o alluccarraggio pe’ te fa’ sentì
    quanto te voglio bene.
    Dint”e silenzie mieie
    tutto l’ammore.

  • ELEZIONI, VINCE LA VOLGARITA’ ! (AVVENIRE, 30 maggio 2006)

    Le due prime cause della crescente disaffezione alla politica sono la    volgarità e la scarsa cultura della maggioranza dei politici. Poi,  aggiungeteci la tracotanza, la corruzione, il disinteresse per il bene pubblico, la scarsa attenzione alle reali esigenze della gente e del  territorio, la ossessiva voglia di arricchirsi e di usare il potere principalmente per il proprio  tornaconto, abusandone sfacciatamente, ed ecco i risultati: noi precipitiamo sempre più in  basso e sempre di più le nazioni che “contano” ci emarginano. Certo commetterei un grave errore  se facessi di tutta l’erba un fascio, infatti non lo faccio. Le eccezioni ci sono, ma sono, purtroppo, quelle che  confermano la regola. E la regola è la volgarità, l’ignoranza e il tradimento  continuo che gli “eletti” fanno agli elettori. E il mite, l’educato, il galantuomo,  l’onesto, viene costantemente calpestato, deriso e insultato.

    Raffaele Pisani

    (AVVENIRE, 30 maggio 2006)

  • Elit Ultricies Euismod Dapibus Vestibulum

    Cras justo odio, dapibus ac facilisis in, egestas eget quam. Lorem ipsum dolor sit amet, consectetur adipiscing elit. Aenean lacinia bibendum nulla sed consectetur. Cras mattis consectetur purus sit amet fermentum. Cras justo odio, dapibus ac facilisis in, egestas eget quam.

  • Galleria Fotografica takingcialis.com
  • GIUSEPPE MOSCATI, IL MEDICO SANTO

    Sempre più spesso, purtroppo, capita di leggere su vari quotidiani “lettere al direttore” che lamentano discutibili comportamenti di medici che ignorano il codice etico di Ippocrate. Sono “lettere” amare e toccanti che descrivono in modo eloquente il disagio del paziente e la scorrettezza del medico che non tiene in alcun conto il bisogno e la gracilità del malato umiliato dal suo riprovevole comportamento privo della sensibilità e della correttezza che dovrebbero essere i punti fermi della professione-missione di ogni medico. A questi “dottori” vorrei consigliare una particolare “medicina” che, se assunta regolarmente, fa miracoli! E’ la “ricetta dell’amore” con cui Giuseppe Moscati, nato a Benevento nel 1880, laureato e vissuto a Napoli, curava gli ammalati. Dal santino dedicatogli dalla Chiesa del Gesù, a Napoli, dove è la sua tomba, quotidianamente visitata da migliaia di fedeli, si può leggere: a 23 anni, dopo una brillante laurea, iniziò la carriera di medico e di apostolo, unendo la scienza profonda a una fede operosa. I poveri di Napoli erano i suoi pazienti preferiti: da loro non accettava mai compenso, li curava a sue spese e li aiutava senza farsene accorgere. Su tavolinetto della sala d'attesa un cestino e accanto questa scritta: chi può dia, chi non può prenda. Già soltanto queste quattro parole basterebbero a farci comprendere l'incommensurabile carità umana di questo uomo profondamente cristiano, antesignano delle opere di Madre Teresa di Calcutta. Giuseppe Moscati santificò l'intera vita e la sua professione di medico al servizio dei poveri. Lavorò ispirandosi totalmente al Vangelo, non inseguì ricchezze, onori, titoli. Non fece a cazzotti con i colleghi per diventare primario, per avere privilegi, per guadagnare dottorati. La sua scienza la mise tutta al servizio degli ammalati, ricchi e poveri, colti e analfabeti. Sicuramente sono tanti i medici che non sanno nulla della storia professionale e umana di San Giuseppe Moscati, e che non hanno mai letto il santino a lui dedicato, o, perlomeno, non lo avranno mai letto con il cuore! Peccato!

    Raffaele Pisani

    ( IL MATTINO, 16 aprile 2014)

  • I POLITICI PAGHINO I TECNICI (PANORAMA, 23 novembre 2011)

    Se la classe politica delle precedenti legislature ha creato un tale disavanzo economico da portare l’Italia sull’orlo del fallimento; se gli odierni politici non sono stati in grado di rida- re credibilità alla Nazione e si sono visti costretti a chiedere aiuto ad un professore di economia e ad un gruppo di ministri tecnici, per pura logica non dovrebbero più tornare ad occupare gli scranni di Camera e Senato avendo dimostrato totale incapacità di governare con diligenza l’Italia. Inoltre, secondo me, dovrebbero essere appunto gli attuali deputati e senatori, responsabili di tali “forzate assunzioni”, ad accollarsi le maggiori spese che lo Stato sopporta per remunerare anche questo “gruppo di tecnici” reclutati per tentare di rimettere le cose a posto. Sbaglio?

    Raffaele Pisani

    (PANORAMA, 23 novembre 2011)

  • I “FALSI PROBLEMI” CONTINUANO AD UCCIDERE NAPOLI (IlSole24ORE, 31 marzo 2011)

    Secondo me bisogna stare molto attenti a non cadere nel “tranello dei falsi problemi” che continuano, giorno dopo giorno, inesorabilmente, ad “uccidere” sempre di più Napoli! Lo comprendano tutti i miei concittadini che scrivono ai direttori dei vari quotidiani; ne faccia tesoro quella stragrande maggioranza di napoletani “bloccati in una stazione” dove pure passano “i treni” ma che nessuno “è intenzionato a prendere”. “Borbonico e neo-borbonico” , “il furto delle casse d’oro perpetrato da Garibaldi e trasferito a Torino oltre un secolo e mezzo fa”, “la parlata napoletana è un dialetto o una lingua”, “Piedigrotta sì Piedigrotta no” ecc. sono tutti falsi problemi. Quelli veri sono ben altri: la corruzione, la maleducazione, la volgarità; il copioso esercito di sfaticati, inetti e profittatori; la mancanza di cultura e amore per l’arte, per il bello, per l’eleganza; la mancanza di passione per il lavoro che si svolge, la mancanza di amore vero per la nostra splendida, e così umiliata, città. Ecco i problemi da affrontare e da risolvere se davvero ci vogliamo salvare. Come? Rimboccandoci le maniche e mettendoci a lavorare, tutti, seriamente, onestamente, coscienziosamente, senza piangerci più addosso e senza trovare stupide scuse e puerili attenuanti. I maggiori scienziati del mondo fra poco trasferiranno gli umani (sperando che sappiano scegliere i meno “chiachielli”) su altri pianeti perché “la terra è alla frutta”, e a Napoli non si fa altro che discutere di baggianate che non ci porteranno da nessuna parte.

    Raffaele Pisani

    (IlSole24ORE, 31 marzo 2011)

  • IL CULTO DEI MORTI? MEGLIO PRIMA QUELLO DEI VIVI! (L’Espresso, 02 novembre 2010)

    Un “mazzolin” di fiori? Portatemelo adesso, potrò sentirne il profumo, apprezzarne la bellezza. Una carezza? Una parola buona? Un sorriso? Fatemeli adesso, mi riempirete di gioia. Quanti mariti si dimenticano di portare alle proprie mogli anche solo una margherita selvatica, in un giorno qualsiasi, in un momento qualsiasi, per poi, da vedovi, placare i loro sensi di colpa postumi con enormi bouquets? Quante donne non “vedono” più il loro compagno di vita e non ricordano che un gesto di tenerezza, un bacio, uno slancio di affetto, possono allentare tensioni e far tornare il sorriso su un volto stanco? E poi quasi certamente, in gramaglie, verseranno lacrime tardive. L’affetto, la stima, l’amore, la riconoscenza, il calore di un bacio, esterniamoli ai nostri familiari ora che sono in vita, e davvero li faremo sentire in Paradiso. Non aspettiamo che muoiano per guardarli con occhi nuovi, per farli sentire unici. Ogni momento è buono per farlo, ora. Credetemi, sono questi “i fiori che non appassiscono”, e mai appassiranno, perchè vanno diritto al cuore. Sono questi ” i lumini e i ceri” che veramente danno luce, quella splendida magica luce che accende l’anima d’amore e che né alcun vento né alcuna tempesta riusciranno mai a spegnere. Il Paradiso inizia da qui, dalla terra, dalla parola “amore”. I morti? Certo, rispettiamoli, ricordiamoli, continuiamo ad amarli. Ma rispettiamoli prima da vivi. Il “dopo” è tutta altra cosa. Il dopo è… troppo tardi.

    Raffaele Pisani farmaciagenerica24.com

    (L’Espresso, 02 novembre 2010)

  • IL DIALETTO SI SALVA SALVANDO LA POESIA! (IL MATTINO, 01 luglio 2012)

    A proposito della introduzione dello studio del dialetto nelle scuole secondo me basterebbe arricchire il programma di “lettere” con poesie di poeti dialettali scelti tra i migliori, e  delle varie epoche, e si salverebbe non solo la parlata popolare e i termini che inevitabilmente si  vanno perdendo per la naturale evoluzione di ogni lingua, ma anche le nostre splendide  tradizioni culturali. Sono le poesie (in particolare) e le canzoni “lo scrigno” dove ritroviamo  vocaboli e detti della nostra storia e delle nostre radici. Pertanto, solo indirizzando i ragazzi alla  lettura -  e quindi allo studio  dei poeti più rappresentativi – ribadisco – delle varie epoche,  riusciremo a salvare qualcosa delle nostre parlate popolari dall’inevitabile oblio  del tempo e da una umanità sempre più “distratta e superficiale”.    Pertanto, arricchendo i programmi scolastici con opere dialettali e facendo leggere più poesie  agli alunni, diventa consequenziale lo studio del dialetto, delle regole grammaticali, della  etimologia dei vocaboli ecc. E sarà la particolarità di alcuni termini – tra cui tanti  oramai in disuso  – e l’arguzia  e il sentimento del poeta che sicuramente susciteranno un certo  interesse nei ragazzi stimolandoli all’approfondimento ed allo studio – che così risulterà gradevole e  affatto noioso – della nostra parlata dialettale. E poi, mettiamo la parola “fine” alla balzane  proposte di qualcuno che addirittura vorrebbe sostituire la lingua italiana con il dialetto.  Teniamocelo ben caro il nostro italiano, sia per la sua bellezza letteraria sia per dare un senso al  sacrificio di tanti nostri giovani connazionali che morirono per vederci tutti affratellati, sotto una  sola bandiera e una sola lingua che ci accomuna tutti e ci fa sentire non campanile ma NAZIONE. Il   dialetto  dobbiamo considerarlo come fosse “il gioiello di famiglia” da amare, da  custodire, da difendere, da mostrare, da lasciare in eredità ai nostri figli sollecitandoli a rispettarlo e  ad amarlo come abbiamo fatto noi (o per lo meno alcuni di noi) e poi a tramandarlo ai loro figli.  Tutto qui!

    Raffaele Pisani

    (IL MATTINO, 01 luglio 2012)

  • IL PAPA CHE VORREI

    Vorrei un Papa che pure se nella sua veste ufficiale deve indossare un abito di pregio, vestisse il suo cuore col saio di S. Francesco, e se per tradizione deve avere all’anulare il prezioso anello d’oro, senta sempre le sue mani nude e prive di ogni ricchezza, qualsiasi essa sia. Vorrei un Papa che, pur viaggiando in auto comode e con l’aereo noleggiato apposta per lui, mai dimenticasse i milioni di pendolari di tutto il mondo che per guadagnarsi il tozzo di pane sono costretti quotidianamente a viaggiare in condizioni quasi disumane, pressati come sardine, in carrozze fatiscenti, gelide d’inverno e soffocanti d’estate. Vorrei un Papa che quotidianamente “bussasse” alle porte dei “poteri politici” per svegliarne le coscienze, incitarli a lavorare per il bene comune e non per il proprio tornaconto, impegnarsi a dare un lavoro ed una casa ad ogni famiglia. Vorrei un Papa particolarmente impegnato affinché nessun prepotente possa mai esercitare impunemente il delitto di calpestare la dignità di un qualsiasi essere vivente. Un Papa che uscisse molto più spesso dai suoi appartamenti per essere fisicamente vicino a tutti gli operai costretti a vivere all’addiaccio per tentare – spesso invano – di salvare quel posto di lavoro indispensabile per dare ai propri figli quel minimo che occorre per una vita appena decorosa. Sono fermamente convinto che una partecipazione così attiva del Santo Padre a tali problemi sarebbe molto utile, e pur se non sempre risolutiva, perlomeno creerebbe parecchio imbarazzo, e umiliazione, in tanti politici che si impegnano “molto” per il proprio interesse e “niente” – o quasi – per chi ha veramente bisogno.

    Vorrei un Papa “pontefice” della Chiesa di Dio e non “capo” di istituti bancari o di una chiesa di uomini che “accumula tesori sulla terra invece che per il cielo”, che dimentica la risposta di Gesù allo scriba che gli aveva detto: “Maestro, io ti seguirò dovunque andrai” e Lui: “le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo.”- E ancora: “la vita di un uomo non è garantita dai suoi beni, che gli giova infatti guadagnare il mondo intero se poi perde la propria anima?”- Vorrei un Papa che nulla avesse a che vedere con l’enorme patrimonio immobiliare e finanziario accumulato dalla chiesa, che alcune volte è stato anche motivo di scandalo e che non è affatto “vicino” al messaggio di Cristo. Vorrei un Papa che molto più spesso ricordasse ai suoi sacerdoti: “chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti; anche il Figlio dell’uomo, infatti, non è venuto per farsi servire ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”, e ancora: “quando sei invitato, non metterti al primo posto, va’ a metterti all’ultimo posto”. Sentendo chiamare gli alti prelati con il titolo di “eccellenza”… avverto qualche perplessità. Vorrei un Papa che riconoscesse più diritti alle suore.
    Vorrei un Papa che senza alcuna esitazione cacciasse via dalla “Chiesa di Dio” chi, approfittando del suo potere, scandalizza i bambini; chi, cosa ancora più esecrabile, si fa complice del silenzio e dell’omertoso comportamento di alcune “alte cariche ecclesiali” che cercano di nascondere tali nefandezze. Vorrei un Papa che sollecitasse lo Stato italiano a migliorare le tristi e difficilissime condizioni dei carcerati.
    Vorrei un Papa che raccomandasse ai suoi sacerdoti di avere tanta più comprensione per i separati e i divorziati, di leggere nel profondo dei loro cuori, comprenderne sofferenze, ansie, speranze, fare un distinguo delle varie “nuove situazioni”, conoscere le reali intenzioni di fede degli interessati, e poi stabilire se poter dare o no “l’autorizzazione” a confessarsi ed a comunicarsi e, alla fine, affidare le “nuove coppie” alla misericordia ed al giudizio, ultimo e insindacabile, del Signore Iddio!

     

    (Caro Raffaele, mi viene da dire: eccoti accontentato! Oltretutto chi legge deve sapere che l'e-mail di Raffaele è giunta in redazione il 13 marzo mattina, cioè diverse ore prima della fumata bianca per l'elezione di un Pontefice che - a quanto pare - risponde appieno ai requisiti auspicati. Scusa, Raffaele, ma con lo Spirito Santo che rapporti hai? Marina BIGI, direttore di TuStyle, 2 aprile 2013)

     
    Marina BIGI, "TUStyle", 2 aprile 2013
    LA STAMPA - L'editoriale dei lettori, 15 marzo 2013 -
    LA SICILIA, 15 marzo 2013
    IL MATTINO, 16 marzo 2013
    OGGI, 19 marzo 2013
    Umberto GALIMBERTI, "D la Repubblica", 4 maggio 2013